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Dream in Mozambico, il sogno della Comunità di Sant’Egidio
11
Lug
2008
11 - Lug - 2008



di FRANCESCO RICUPERO

«E stato un incontro proficuo che è servito a rafforzare lo storico legame tra la Comunità di Sant’Egidio e il Mozambico. Un Paese che vanta una democrazia solida e che dal 1992, da quando cioè è stato firmato l’accordo generale di pace a Roma, ha compiuto enormi passi». E il commento di Andrea Riccardi rilasciato a «L’Osservatore Romano», a margine della confe-renza stampa tenutasi giovedì a Maputo, capitale mozambicana. Il fondatore della Comunità in questi giorni ha incontrato il presidente della Repubblica, Armando Emilio Guebuza, il primo ministro, Luisa Diogo, e iI ministro della salute. Il viaggio in Mozambico è stato compiuto per una visita al programma «Dream», in occasione del quarantesimo anniversario della Comunità di Sant’Egidio.
Il programma «Drug resource enhancement against Aids and malnutrition» (Dream), acronimo del «sogno» è stato avviato nel 2002 dalla comunità e ha l’obiettivo di combattere la malnutrizione e di curare il virus in tutta l’Africa, dove circa trenta milioni di persone sono contagiate dalla malattia.
«Dal programma – ha spiegato uno dei coordinatori del progetto Dream, Giovanni Guidotti sono nati dal 2002 a oggi quattromila bambini sani da madri sieropositive. La pandemia dell’Aids riguarda poco più del sedici per cento della popolazione e cioè circa tre milioni di persone sono infettate dal virus Hiv».
Il progetto ha preso avvio quando la comunità ha deciso di provare a contrastare i devastanti effetti dell’epidemia in Mozambico, uno dei Paesi africani più colpiti dall’Aids, introducendo la highly active anti-retroviral therapy, l’attuale golden standard nel trattamento dell’infezione da Hiv.
«Questo incontro – ha sottolineato Riccardi è servito a programmare il futuro del Paese. C’è stato un messaggio di impegno per la pace e lo sviluppo. Il Mozambico ha una funzione strategica, si trova ai confini con il Sud Africa e vicino allo Zimbabwe, due Paesi che negli ultimi mesi sono alle prese con forti tensioni politiche interne. La crisi di questi due Paesi può ripercuotersi sul Mozambico. Obiettivo della comunità è la distribuzione di generi alimentari alla popolazione al fine di contribuire ad abbassare la mortalità nel Paese. Tutto ciò è possibile grazie all’aiuto della Chiesa che, fin dal processo di pace, ha giocato un ruolo attivo e determinante in Mozambico».

«Dream» è uno dei più vasti interventi di cura in tutto il Continente africano. La peculiarità del progetto è l’eccellenza: alta qualità delle cure e della diagnostica, dell’organizzazione e dell’informatizzazione. Dal 2002 ad oggi, il novantotto per cento dei bambini nati da madre sieropositiva è senza Hiv; sessantaquattromila persone hanno effettuato il test Hiv nei centri Dream; cinquecentomila persone hanno usufruito dei benefici del programma Dream: educazione sanitaria, sostegno nutrizionale, distribuzione di fari per l’acqua, zanzariere; dieci i Paesi in cui Dream è attivo o in fase di attivazione: Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenya, Repubblica di Guinea, Guinea Bissau, Nigeria, Angola, Repubblica Democratica del Congo, Camerun.
«Dream», quindi, è la realizzazione di un sogno. Il sogno di un approccio diverso all’Aids, un approccio diverso all’intero universo sanitario africano.
«La cosa che rende particolare questo progetto spiega Giovanni Guidotti è il coinvolgimento a trecentosessanta gradi di persone del luogo. Il management, il personale sanitario è tutto del luogo. Questo è stato possibile grazie all’aiuto economico della Confe-renza episcopale italiana che ci ha consentito di formare professionalmente i mozambicani. Inoltre, i giovani sono impegnati nell’opera di evangelizzazione e in attività sociali con i bambini, i prigionieri e gli anziani. Soprattutto questi ultimi hanno bisogno di tanto aiuto. Siamo riusciti in questi anni a creare e utilizzare una grande rete di qualità nella gestione del progetto. Abbiamo introdotto modelli di cura occidentali già nel 2000 quando all’epoca le grandi organizzazioni umanitarie predicavano soltanto la prevenzione come unica strada per combattere l’Aids. Possiamo dire che siamo stati innovatori e precursori. La presenza della Comunità di Sant’Egidio in Mozambico conclude Guidotti – è da sempre stata pacificatrice ed evangelizzatrice. In Sud Africa, per esempio, negli ultimi tempi sono numerosi gli episodi di xenofobia nei confronti degli oltre diecimila lavoratori mozambicani. Per allentare le tensioni e facilitare la convivenza le nostre centoventi comunità organizzano spesso incontri di preghiera per fraternizzare e sensibilizzare la gente ad amarsi l’uno con l’altro».

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